Quanti alberi vedi dalla finestra di casa?
Se dalla tua finestra non vedi almeno tre alberi, potrebbe essere un problema. In un tempo sempre più segnato dagli effetti della crisi climatica, la vicinanza al verde urbano fa la differenza
Ciao! Eccoci alla quarta puntata di Future4Cities, la newsletter settimanale di Will Media che ci accompagna alla seconda edizione del festival delle città che cambiano che si terrà a Milano dal 28 al 30 novembre 2024.
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Oggi parliamo di un tema di cui parliamo spesso sulle nostre piattaforme e di cui parleremo molto anche al festival: il verde urbano. Come vedremo, la presenza di alberi, parchi e in generale di tutto ciò che è presenza della natura in città può davvero contribuire a rendere i luoghi dove abitiamo non solo più belli, ma anche meno inquinati, e ha un ruolo cruciale nel migliorare la salute di chi vive in centri urbani.
Intanto vi ricordiamo che le iscrizioni per partecipare agli eventi del festival sono aperte e tutti gli eventi sono gratuiti. I posti per alcuni eventi sono limitati, quindi meglio non procrastinare. E ora partiamo!
🕓 Questa newsletter oggi conta 1.669 parole e si legge tutta in 8 minuti
🟢 La regola d’oro del verde urbano
Partiamo da una domanda: quanti alberi vedete dalla vostra finestra? Se ne vedete almeno 3, ottimo. Se, invece, ne vedete meno di 3 allora leggete con particolare attenzione, perché Cecil Konijnendijk – studioso olandese impegnato da decenni nella piantumazione urbana e direttore del Nature-Based Solutions Institute – ha ideato una regola per capire se abbiamo abbastanza verde intorno a noi.
Si chiama regola 3-30-300, e funziona così:
Affacciatevi dalla vostra finestra e guardate se vedete almeno tre alberi di discrete dimensioni (insomma, tre cespugli bassi non bastano);
Fatevi un giro nel vostro quartiere e, ad occhio, controllate quanto è verde. Fate caso a quanti alberi ci sono (non devono essere per forza querce secolari, ma come prima, i cespugli non valgono). Questo perché, secondo questa regola, ogni quartiere dovrebbe essere coperto per almeno il 30% da alberi;
Ultimo passaggio: durante il vostro giro per il quartiere, controllate se c’è un parco o un’area verde entro 300 metri da casa vostra.
Ecco, se il vostro quartiere rispetta questi tre parametri, allora siete fortunati. L’idea che ha mosso Konijnendijk è stata quella di creare una formula immediata da comprendere e facile da ricordare per promuovere la trasformazione delle città grazie alle piante. Perché la presenza di alberi, e in generale di aree verde, in un contesto urbano, possono davvero fare la differenza per migliorare la vostra qualità della vita.
Uno degli aspetti che sta rendendo il verde urbano sempre più cruciale è proprio l’aumento medio delle temperature globali. Secondo i dati di Copernicus, già ora possiamo dire che il 2024 sarà l’anno più caldo di sempre, e il primo a superare la soglia dei 1,5 C° rispetto ai livelli preindustriali. L’aumento medio delle temperature rende la vita in città nei mesi estivi sempre più difficile. In questo senso, laddove l’asfalto cittadino contribuisce all’aumento delle temperature percepite, generando le cosiddette isole di calore, la presenza di alberi riduce invece le temperature percepite.
Ma gli alberi hanno anche un impatto positivo sulla nostra salute. Forse ricorderete che nella scorsa puntata di questa newsletter citavamo una ricerca del World Economic Forum secondo cui la presenza di verde urbano diminuisce del 28% le probabilità di sentirci soli in ambienti urbani. Migliora, cioè, la nostra salute mentale. Ma non solo, perché una recente ricerca condotta dalla Northwestern University Feinberg School of Medicine ha riscontrato che chi vive più vicino ad aree verdi ha più garanzie di vivere più a lungo: fino a 2 anni e mezzo in più. Insomma che, se vogliamo una vita più lunga, dobbiamo vivere vicino a spazi verdi.
In Europa ci sono alcune città che stanno progettando la piantumazione di nuovi alberi e verde urbano per rispettare la regola del 3-30-300. Una di queste ad esempio è Nantes, in Francia, che di recente ha progettato la carta metropolitana degli alberi in modo da assicurare la presenza di alberi in tutte le aree della città.
Da dieci anni la città portoghese di Braga sta portando avanti un ampio piano di piantumazione di alberi: dal 2014 ad oggi ne sono stati piantati oltre 38 mila. Il risultato del piano di Braga è che attualmente il 55% dei cittadini vive entro 300 metri da un parco o da un’area verde.
Ci sono però delle città che stanno facendo un passo ulteriore rispetto alla regola 3-30-300, usando la piantumazione di alberi come terreno di studio per capire quale sia l’impatto del verde urbano sulla salute - fisica e mentale - delle persone. Una di queste è Louisville, una città degli Stati Uniti che fino a una decina di anni fa era simbolo della mancanza di aree verdi e che ora sta rinascendo grazie a un ampio progetto di ricerca scientifica.
🌳 L’uomo che sta salvando Louisville, un albero alla volta
Dieci anni fa, la cittadina statunitense di Louisville, nel Kentucky, si era guadagnata un riconoscimento indesiderato: la città aveva l’isola di calore urbana in più rapida crescita degli Stati Uniti. Le temperature nel centro città erano in media più alte di 10 gradi rispetto a quelle nelle aree periferiche, e nell’estate del 2012 il caldo estremo aveva causato in pochi mesi la morte prematura di 86 cittadini. L’ondata di calore era ovviamente causata dalla crisi climatica, ma l’isola di calore urbana era alimentata dal fatto che la città invece di piantare nuovi alberi, li tagliava. Risultato: le aree con meno verde urbano, erano anche quelle più calde.
Nel 2018 il professore di medicina e ricercatore all’Università di Louisville Aruni Bhatnagar capì che bisognava agire, e il modo attraverso il quale bisognava intervenire gli era abbastanza chiaro: piantare nuovi alberi. Dalla sua idea nasce la Green Heart Louisville Initiative, un progetto da 15 milioni di dollari con l’obiettivo di piantare circa 8 mila nuovi alberi nei quartieri a basso e medio reddito nel sud di Louisville, i più colpiti dal calore estremo. Non si tratta però di un semplice progetto per piantare alberi. L’obiettivo Bhatnagar andava ben oltre: voleva dimostrare un nesso causale tra verde e salute dei cittadini.
Attraverso la Green Heart Louisville Initiative, Bhatnagar e un team di 50 ricercatori hanno cominciato a misurare i dati sanitari di oltre 700 residenti nelle aree in cui sono stati piantati nuovi alberi, cioè nelle aree del sud della città, che sono più povere e che hanno meno alberi rispetto alle zone più ricche della città. Per capirci: in questi quartieri passa un’autostrada, fornendo una base di riferimento malsana per l’inquinamento dell’aria.
Bhatnagar e il suo team hanno raccolto, e continuano a farlo ancora oggi, analisi del sangue, delle urine, campioni di capelli, così come analisi sul deflusso delle acque reflue, campioni di inquinamento dell’aria, campioni di terreno e foglie, misurazioni del rumore, della temperatura e dell’umidità, dati sulla criminalità, indagini psicologiche e indagini sul sonno. Tutto questo per capire, tra le altre cose, se gli alberi filtrano l’inquinamento atmosferico che può irrigidire le arterie umane, se gli alberi riducono lo stress e migliorano il sonno riducendo il rumore, oppure ancora se gli alberi rilasciano nell’aria una serie di sostanze chimiche che riducono la pressione sanguigna e lo stress, e anche per capire quali specie di alberi sono più adatte.
Dopo anni di ricerca, il team della Green Heart Louisville Initiative ha pubblicato un primo studio i cui risultati sono sorprendenti. Dallo studio emergente infatti che residenti dei quartieri dove erano stati piantumati nuovi alberi e aree verdi avevano livelli di un marcatore ematico di infiammazione generale dal 13% al 20% più bassi rispetto ai residenti di quartieri in cui non era stato aggiunto nuovo verde urbano. È un dato molto significativo, perché l’infiammazione è un fattore di rischio importante che può contribuire all’insorgere di malattie cardiache, tumori e diabete.
Grazie alla Green Heart Initiative, insomma, Louisville è diventata un modello nella piantumazione e nello studio scientifico della presenza di alberi in contesti urbani, e altre città negli Stati Uniti hanno seguito il suo esempio. Centri come Phoenix e Detroit si sono impegnate a piantare migliaia di alberi, con l’obiettivo di migliorare la qualità dell’aria, la vivibilità e la salute dei cittadini, affrontando al contempo disuguaglianze urbane che nel tempo hanno lasciato i quartieri più poveri privi di spazi verdi: un aspetto che vale per le città tanto per le città statunitensi, tanto per quelle europee.
🗓️ Future4Cities: iscriviti agli eventi!
Mancano 8 giorni al festival, e non vediamo l’ora: saranno tre giorni di incontri, talk, workshop, podcast live e show, sempre gratuiti e aperti.
Il programma completo è disponibile sul sito:
Giovedì 28 novembre: Sguardi sulla città. Una serata a teatro, prospettive diverse per esplorare cosa sono le città oggi. Insieme a Mario Calabresi, Riccardo Haupt, Guido Maria Brera, Elena Granata, Andrea Bariselli, Valentina Picozzi e Giuseppe Genna.
Venerdì 29 e sabato 30, mattina: Città da progettare. In queste due mattinate si terranno tanti workshop con voci esperte dei saperi e professioni legate alle città: urbanistica e architettura, soluzioni naturali e comunicazione, attivismo e sviluppo economico locale, inclusione ed eventi.
Venerdì 29 e sabato 30, dal pomeriggio alla sera: Città da immaginare. Talk, dati e gamification per pensare insieme le sfide della città del futuro, in dialogo con figure come l’urbanista Salvador Rueda, l’architetto Mario Cucinella, la presidente di Giovanna Melandri, l’ex assessore alla mobilità di Valencia Giuseppe Grezzi, la co-founder di Roma Diffusa Sara d’Agati, l’economista Giulio Buciuni.
Ci saranno i nostri podcast live, come Città con Paolo Bovio e Stefano Daelli, Globally con Silvia Boccardi e Francesco Rocchetti, e Flora con Benedetta Gori e Mattia Battagion. Sveleremo i progetti vincitori del premio Future4Cities 2024 e ci saranno momenti di show, tra cui “Come suona una fotografia – edizione speciale Future4Cities” di Mario Calabresi e “Città urgenti”, spettacolo che racconta le città giocando su toni ironici e paradossali, a cura di Filosofia Coatta e Alvar Aaltissimo
Insomma, non vediamo l’ora e vi aspettiamo. Per questa mail è tutto, ci sentiamo la prossima settimana!
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